A.D.Stanza - Antiche Dimore Storiche
Galleria Macca è lieta di presentare A.D.STANZA, una mostra che si inserisce nell’ambito della collaborazione con Casa Falconieri al progetto "Antiche Dimore Storiche".
La mostra si articola in quattro appuntamenti in cui diversi gruppi di artisti presentano lavori inediti prodotti nel 2020 durante il lockdown. Ad aprire il dialogo, il 29 ottobre, Gabriella Locci, Crisa e Alberto Marci; il 12 novembre è la volta di Veronica Paretta, Lea Gramsdorff, Nicolò Bruno e Irene Balia; seguono Marco Ceraglia, Pietro Desirò e Giovanna Secchi dal 24 novembre; infine Giulia Casula, Simone Dulcis e Irene Podgornik Badia dal 3 dicembre.
source: https://www.galleriamacca.com/eng/articles/exhibitions/2020/adstanza__231.html
Orestea: il canto a tenore irrompe nella tragedia greca
Mannias firma per Sardegna Teatro l'Orestea di Eschilo
La pièce ha fatto il suo esordio, in forma di studio, al Teatro San Giorgio di Udine ed è stata al centro della residenza a Villa Manin curata dal co-produttore CSS Udine. Intanto fino al 13 settembre il cast abita lo spazio culturale Kymothoi, nella cittadina di Monemvasia, nel sud della Grecia, dove è in corso la residenza artistica resa possibile grazie alla collaborazione con Between the Seas. Mannias mette mano ad una originale rielaborazione drammaturgica che si intreccia con le musiche composte da Luca Spanu. La presenza del Coro a tenore, con la sua efficacia rappresentativa, sottolinea ulteriormente la funzione rituale dell'evento teatrale con artisti e pubblico disposti a cerchio e nel rispetto delle regole anti Covid.
"A Place for Art" su Videolina - I 5 sensi dell'arte
Lea Gramsdorff e gli altri protagonisti del progetto A Place for Art sono ospiti del programma televisivo di Ambra Pintore "I 5 sensi dell'arte".
>>La puntata è visibile cliccando sull'immagine qui sotto;
in particolare la seconda parte ha inizio a 12:55, e l'intervista a Lea a 21:43.<<
«L’ultima puntata di questa edizione è una riflessione condivisa sull’arte. Un gesto necessario per questo nostro mondo che continua ad essere ai margini delle agende politiche, ai margini della didattica scolastica, considerato dai più una professione inutile». Lo racconta Ambra Pintore che in prima persona opera e si adopera perché la professione dell’artista sia riconosciuta alla stregua di tutte le professioni. Con lei Simona Campus, direttrice artistica dell’Exmà e curatrice della mostra di Maria Jole Serreli "A casa mia avevo tre sedie". Mostra che ricostruisce le stanze della casa-atelier dell'artista e si snoda attraverso gli oggetti che sanno riscoprire la poesia delle piccole cose, che cercano di recuperare un rapporto armonico con la natura, con la terra, il legno e la pietra della nostra isola.
Nella seconda parte della puntata sarà lo storico dell’arte Efisio Carbone a farci scoprire un altro progetto importante “A place for art. Studi d’artista al Ghetto” che vede lo spazio museale di Cagliari diventare luogo non solo di esposizione ma anche di produzione creativa, sede privilegiata per un ritrovato incontro tra il pubblico e gli artisti, alcuni dei quali, peraltro, proprio a causa della crisi originata dalla pandemia, hanno dovuto lasciare il proprio studio. A riflettere sull’arte ci saranno gli artisti e le artiste protagonisti dell’esposizione: Simone Dulcis, Lea Gramsdorff, Francesca Randi. La regia è firmata da Massimo Sulis.
Al Ghetto arriva "A Place for Art"
(L'Unione Sarda, 28 giugno 2020)
Sono Simone Dulcis, Lea Gramsdorff e Francesca Randi i primi tre coinquilini ospitati nel Centro Culturale Comunale fino al 26 luglio. Per loro, vaste pedane coperte dalla plastica, tavoli sui quali armeggiare e prendere il caffè, bianchi pannelli da riempire di segni e tutti gli arnesi del mestiere. Nonché, per ognuno, l'allestimento di un buon numero di opere scelte che raccontino, a chi li conosce e anche a chi non li conosce, il loro fare e pensare. A Simone Dulcis, abituato all'uso di solventi e di altri elementi tossici, è concesso di agire all'aperto e l’aperto in questo caso è una magnifica terrazza sul mare. Quanto alla sua produzione, più e meno recente, è allogata, con un piacevole disordine, nei locali adiacenti. Lea Gramsdorff e Francesca Randi si dividono l'immenso salone del piano medio del Ghetto ma non si sentono strette in questo spazio luminoso dall'altissimo soffitto.
La pittrice (e attrice) e la fotografa, a stretto contatto visivo. Lea Gramsdorff ha radunato le sue carte geografiche e le sue foglie della memoria, certe piccolissime cornici, certi quadri di delicata stesura. È pronta a usare i materiali davanti ai visitatori e a parlare, rispondere, spiegare tecniche e intendimenti.
Francesca Randi si è portata appresso uno stand con appesi le maschere e i vestiti adoperati nei suoi set. Chiederà alle persone di posare, forse di infilarsi uno di quei costumi di scena, oppure le riprenderà così come sono. Piazzate, pare sicuro, su un romantico fondale azzurro con rose e ramoscelli che sembra rinnegare le atmosfere dark delle sue serie precedenti. È l'imprevisto, l'elemento invisibile ma importante di una mostra in movimento, non si sa cosa nascerà dall'incontro - fissato dalle 18 alle 21, tutti i giorni tranne il lunedì - tra professionisti e viandanti. I tre ospiti si pongono con curiosità davanti alla situazione che li vedrà in una dimensione pubblica. Mi mancherà la solitudine, dice Simone Dulcis. Privazione compensata dal muoversi in un ambiente di grande fascino architettonico. Abitare il Ghetto, per quanto temporaneamente, significa accennare con garbo al generale e diffuso problema del reperire e pagare uno studio. Di solito errabondi, costretti a traslochi complicati dalla gran mole delle opere accumulate o a sistemazioni di fortuna, gli artisti hanno come primo bisogno un luogo in cui creare. E se sentono parlare della Manifattura Tabacchi, grande come un villaggio e ventilata sede di mai concessi atelier, sospirano.

Ingresso consentito a quindici soggetti ogni ora, gradita e consigliata la prenotazione tramite il numero 0706670190. Adelante, insomma, con juicio, come scrisse il Manzoni, per una riapertura prudente.
A Place For Art. Studi d’Artista al Ghetto
Dal 27 giugno al 26 luglio potrete vivere un’esperienza unica ed esclusiva: entrare dentro il processo creativo di un’opera e interloquire a tu per tu con Simone Dulcis, Lea Gramsdorff e Francesca Randi, che conosceremo meglio nei prossimi giorni.
L’ingresso alle mostre è consentito ad un massimo di 15 visitatori ogni ora e potrebbe essere necessario attendere all’esterno. È preferibile prenotare prima i biglietti chiamando lo 070 6670190 o scrivendo a ilghetto@consorziocamu.it
Un "appartamento" al museo Macc
Gli artisti Lea Gramsdorff e Simone Dulcis rileggono la collezione
"The artist as curator" - Lea Gramsdorff e Simone Dulcis al Museo MACC
Il difficile compito del riallestimento è stato assunto dagli artisti Simone Dulcis e Lea Gramsdorff che hanno deciso di rafforzare la dimensione intima, quasi domestica, di una collezione pubblica ossia di proprietà di un'intera comunità.
Abitare il museo è la chiave per comprendere la collezione in un ossimoro fatto di sicurezza domestica e incertezza spesso veicolata dall'arte contemporanea.
Il progetto prevede una serie di eventi che “vitalizzino” la dimensione domestica del museo. Per questo motivo tra febbraio e maggio gli ambienti della casa MACC saranno abitati secondo un calendario che verrà presentato dopo l’inaugurazione. Sono previsti talk in salotto su temi di natura artistica, pranzi in cucina offerti dagli artisti Dulcis e Gramsdorff a un pubblico selezionato e una notte al museo per i più piccoli.
Il Museo MACC è stato inaugurato nel 2000 con le opere della collezione donata da Ermanno Leinardi, artista di origini calasettane la cui fama ha varcato i confini regionali e nazionali. La collezione d'arte contemporanea, sotto l'egida della Fondazione MACC, documenta tutte le tendenze dell’arte astratta, dall’astrazione lirica e informale all’astrazione geometrica. Dai maestri degli anni Trenta (J. Albers, M. Radice, C. Badiali), agli aderenti del Movimento Arte Concreta del decennio Cinquanta (Soldati, Veronesi), dal ventaglio dei gruppi e dei collettivi coinvolti nel campo dell’arte Cine-Visuale degli anni Sessanta e Settanta (B. Munari, G. Capogrossi, L. Fontana, E. Leinardi e molti altri), al gruppo degli sperimentatori sardi (A. Atza, G. Campus, R. Rossi, V. Satta, I. Utzeri, G. Brundu, Z. Calzia).
"Le foglie della vita di Lea Gramsdorff"
(L’Unione Sarda, 21 gennaio 2020)
Pizzo di centrini di carta, nel trittico che lascia spazio a piccole frasi con un punto interrogativo "Cosa porti? Mi chiedevo. Cosa porto? Mi dico". Un bagliore, è la risposta. Cita Paul Verlaine e Flor Des Dunes, Efisio Carbone, nella sua sentita presentazione, e riprende alcune righe di Hazim Hikmet: "Il cuore, quel giorno, non mi fa male, soprattutto se credo, quel giorno, che quello che amo mi ami".
"Come d’autunno, l’autunno - Lebenslaub" - nuova personale di Lea Gramsdorff
Una corsa della vita
Ermetica, simbolista e sensoriale la poesia ungarettiana soccorre l'artista in una precisa volontà di autorappresentazione. Lea Gramsdorff offre coraggiosamente un affresco puramente esistenziale, fortemente introspettivo e sceglie la similitudine delle foglie per contenere tracce profonde del tempo che, come scrisse Flor Des Dunes, sono la memoria dell'autunno nelle stagioni della vita.
- Luogo: (IN)VISIBILE
- Indirizzo: Via Barcellona 75 - Cagliari - Sardegna
- Quando: dal 16/01/2020 - al 07/02/2020
- Vernissage: 16/01/2020 ore 19
- Autori: Lea Gramsdorff
- Curatori: Efisio Carbone
- Generi: arte contemporanea, personale
- Orari: dal giovedì al sabato ore 19-21
"Il Nostro Concerto" su RaiCinemaChannel
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