A.D.Stanza - Antiche Dimore Storiche

Galleria Macca è lieta di presentare A.D.STANZA, una mostra che si inserisce nell’ambito della collaborazione con Casa Falconieri al progetto "Antiche Dimore Storiche".
La mostra si articola in quattro appuntamenti in cui diversi gruppi di artisti presentano lavori inediti prodotti nel 2020 durante il lockdown. Ad aprire il dialogo, il 29 ottobre, Gabriella Locci, Crisa e Alberto Marci; il 12 novembre è la volta di Veronica Paretta, Lea Gramsdorff, Nicolò Bruno e Irene Balia; seguono Marco Ceraglia, Pietro Desirò e Giovanna Secchi dal 24 novembre; infine Giulia Casula, Simone Dulcis e Irene Podgornik Badia dal 3 dicembre.



La misura di certe distanze è data dai silenzi percorsi, gli stessi che sembrano custodire le opere di Gabriella Locci, Crisa e Alberto Marci.
Nati dal forzato confinamento del lockdown i lavori dei tre artisti sembrano capitoli di una narrazione comune che mostra, sotto differenti luci e prospettive, una reazione alla straordinarietà della condizione vissuta. 
Solitudini collettive che Gabriella Locci affronta come mistica ascesi, sofferta condizione che libera il pensiero e lo innalza oltre la corporeità e le limitazioni fisiche. I suoi piedi scalzi sono una summa pauperistica che universalizza la condizione umana. 
Crisa si inabissa nei labirinti dell'urbanità contemporanea, città di un futuro distopico dove il

Orestea: il canto a tenore irrompe nella tragedia greca

Teatro: il canto a tenore irrompe nella tragedia greca
Mannias firma per Sardegna Teatro l'Orestea di Eschilo

La cultura della Sardegna incontra il teatro greco, in un intreccio tra la potenza della tragedia, la musica e le suggestioni del canto a tenore. Valentino Mannias, Premio Hystrio alla vocazione, si cimenta con l'Orestea di Eschilo, che "racconta la nascita della democrazia in Occidente e il nostro rapporto con l' oltrevita", spiega il regista e attore. Lo spettacolo, prodotto da Sardegna Teatro, impreziosito dalle voci del Sòtziu Tenore Nugoresu (Gabriele Giuliano, Andrea Porcheri, Elias Brotzu e Luca Giovoni), debutterà nel 2021 nella necropoli di Tuvixeddu, a Cagliari. "Stiamo lavorando anche su una versione per i teatri al chiuso", annuncia Mannias, sua la regia e in scena con Giuseppe Palasciano, Lea Karen Gramsdorff, Marco Spiga, Maria Grazia Sughi, Marina Occhionero.



La pièce ha fatto il suo esordio, in forma di studio, al Teatro San Giorgio di Udine ed è stata al centro della residenza a Villa Manin curata dal co-produttore CSS Udine. Intanto fino al 13

"I 5 sensi dell'arte" - intervista a Lea Gramsdorff

(tratto dall'intervista condotta da Ambra Pintore per la serie "I 5 sensi dell'arte")


Lea, di questo periodo che abbiamo vissuto, che cosa ti ha lasciato più interdetta?

Io sono rimasta colpita come un pugno in pancia dall'affermazione di Conte sugli artisti che divertono. Pur poi andando a giustificare l'affermazione con l'etimologia della parola che significa "volgere altrove", mi è venuto da pensare che ci sono tante altre cose che ci fanno volgere altrove, anche una bella partita di calcio, una cena con gli amici. L'arte può divertire, perché no, non c'è niente di male, però la sua funzione primaria non è questa. La sua funzione primaria, per me, è proprio "volgere verso l'interno", non altrove. La nostra funzione credo sia questa.

Quella di far riflettere?

Quella di riflettere, proprio, perché l'arte riflette, prima pensa e poi funge da specchio. È questa funzione di specchio che secondo me è molto importante: nel momento in cui l'arte fa riflettere qualcuno, rende qualcun altro a propria volta specchio, specchio di un pensiero, di uno stato d'animo, di un'osservazione, della situazione che viviamo nella società.

C'è speranza, secondo te, perché affermazioni del genere non vengano più fatte, che non vengano proprio più pensate?

Io spero, ho speranza nella speranza, però non lo so.

Non è una strada facile.

No, non è una strada facile. Però per questo bisognerebbe partire dalla scuola, dai piccolissimi: ci sono realtà virtuose che accompagnano i bambini già dall'asilo ai musei, per esempio, e hanno visite dedicate a loro. E questo apre la mente, accende e fa spazio all'interno di noi, di un bambino soprattutto. A un bambino un'esperienza del genere rimane per sempre.


"A Place for Art" su Videolina - I 5 sensi dell'arte

Lea Gramsdorff e gli altri protagonisti del progetto A Place for Art sono ospiti del programma televisivo di Ambra Pintore "I 5 sensi dell'arte".

>>La puntata è visibile cliccando sull'immagine qui sotto;
in particolare la seconda parte ha inizio a 12:55, e l'intervista a Lea a 21:43.
<<


Ambra Pintore intervista Lea Gramsdorff

«L’ultima puntata di questa edizione è una riflessione condivisa sull’arte. Un gesto necessario per questo nostro mondo che continua ad essere ai margini delle agende politiche, ai margini della didattica scolastica, considerato dai più una professione inutile». Lo racconta Ambra Pintore che in prima persona opera e si adopera perché la professione dell’artista sia riconosciuta alla stregua di tutte le professioni. Con lei Simona Campus, direttrice artistica dell’Exmà e curatrice della mostra di Maria Jole Serreli "A casa mia avevo tre sedie". Mostra che ricostruisce le stanze della casa-atelier dell'artista e si snoda attraverso gli oggetti che sanno riscoprire la poesia delle piccole cose, che cercano di recuperare un rapporto armonico con la natura, con la terra, il legno e la pietra della nostra isola. 




Nella seconda parte della puntata sarà lo storico dell’arte Efisio Carbone a farci scoprire un altro progetto importante “A place for art. Studi d’artista al Ghetto” che vede lo spazio museale di Cagliari diventare luogo non solo di esposizione ma anche di produzione creativa, sede privilegiata per un ritrovato incontro tra il pubblico e gli artisti, alcuni dei quali, peraltro, proprio a causa della crisi originata dalla pandemia, hanno dovuto lasciare il proprio studio. A riflettere sull’arte ci saranno gli artisti e le artiste protagonisti dell’esposizione: Simone Dulcis, Lea Gramsdorff, Francesca Randi. La regia è firmata da Massimo Sulis.





A Place for Art - gallery #2

 




(ph. Francesca Manca Di Villahermosa)

Al Ghetto arriva "A Place for Art"

Alessandra Menesini
(L'Unione Sarda, 28 giugno 2020)  

Un tetto per gli artisti, quello bellissimo del Ghetto di Cagliari. Si intitola “A Place for Art” la rassegna curata per Consorzio Camù da Simona Campus e Efisio Carbone: inaugurata ieri, trasforma l'antica caserma in una fucina. Iniziativa concreta e utile, un'amabile rivoluzione rispetto ai canoni museali, che mette insieme tre autori e li fa lavorare live.

Sono Simone Dulcis, Lea Gramsdorff e Francesca Randi i primi tre coinquilini ospitati nel Centro Culturale Comunale fino al 26 luglio. Per loro, vaste pedane coperte dalla plastica, tavoli sui quali armeggiare e prendere il caffè, bianchi pannelli da riempire di segni e tutti gli arnesi del mestiere. Nonché, per ognuno, l'allestimento di un buon numero di opere scelte che raccontino, a chi li conosce e anche a chi non li conosce, il loro fare e pensare. A Simone Dulcis, abituato all'uso di solventi e di altri elementi tossici, è concesso di agire all'aperto e l’aperto in questo caso è una magnifica terrazza sul mare. Quanto alla sua produzione, più e meno recente, è allogata, con un piacevole disordine, nei locali adiacenti. Lea Gramsdorff e Francesca Randi si dividono l'immenso salone del piano medio del Ghetto ma non si sentono strette in questo spazio luminoso dall'altissimo soffitto.

La pittrice (e attrice) e la fotografa, a stretto contatto visivo. Lea Gramsdorff ha radunato le sue carte geografiche e le sue foglie della memoria, certe piccolissime cornici, certi quadri di delicata stesura. È pronta a usare i materiali davanti ai visitatori e a parlare, rispondere, spiegare tecniche

Lea parla del progetto "A Place for Art"


"Sicuramente è un grandissimo privilegio, perché il luogo è incantevole, la generosità degli spazi già di per sé invoglia a creare, a produrre, a mettersi in discussione e a condividere. Quello che in assoluto mi piace di più del progetto è che parla di vita, è un progetto molto vitale."

Dovrete aver a che fare col pubblico, che sarà presente e vi vedrà lavorare in diretta.

"Esatto, questa cosa sarà ovviamente complessa, perché fa parte del processo creativo anche l'errore, per esempio, che di solito è l'elemento nascosto. È un po' come invitare il pubblico a una prova aperta: tutto quello che di solito è nascosto, è sommerso, è segreto, in questo caso viene donato e messo in scena."

A Place For Art. Studi d’Artista al Ghetto

Il centro comunale d’arte il Ghetto riapre le porte con un nuovo progetto.

A Place For Art. Studi d’Artista al Ghetto, nasce dall’idea di sostenere il mondo dell’arte, ospitando gli artisti in questo periodo di grande difficoltà, legato all’emergenza sanitaria in corso. 















Dal 27 giugno al 26 luglio potrete vivere un’esperienza unica ed esclusiva: entrare dentro il processo creativo di un’opera e interloquire a tu per tu con Simone Dulcis, Lea Gramsdorff e Francesca Randi, che conosceremo meglio nei prossimi giorni.





Il progetto, curato da Simona Campus ed Efisio Carbone per Consorzio Camù rientra nelle attività in  programma dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari. 

L’ingresso alle mostre è consentito ad un massimo di 15 visitatori ogni ora e potrebbe essere necessario attendere all’esterno. È preferibile prenotare prima i biglietti chiamando lo 070 6670190 o scrivendo a ilghetto@consorziocamu.it

Un "appartamento" al museo Macc

Un "appartamento" al museo Macc
Gli artisti Lea Gramsdorff e Simone Dulcis rileggono la collezione


Andrea Scano
(L’Unione Sarda, 23 febbraio 2020)

Fra di loro, mentre la rivisitazione prendeva forma, lo hanno ribattezzato "l’appartamento". Un’intimità che la dice lunga proprio sull’idea di dare nuova vita a un museo donandogli una originale dimensione domestica: un tavolo su cui mangiare, lo studio in cui lavorare o rilassarsi, un letto per riposare. Insomma come vuole l’adagio ecco un "museo sweet museo", secondo schemi di vita quotidiana in simbiosi con le numerose opere di Fontana, Munari o Calzia, Utzeri e Brundu, Soldati o Veronesi. Così a partire da oggi (la vernice è questa mattina alle 12) il Macc di Calasetta non sarà più solo una culla dell’arte contemporanea in cui da venti anni trovano ospitalità i maestri di tutte le tendenze dell’arte astratta, sino agli sperimentatori sardi, ma avrà l’aspetto di una casa delle meraviglie artistiche riallestita grazie a Lea Gramsdorff e a Simone Dulcis.

Sono i due artisti che, sposando il progetto "The artist as curator", hanno inventato una dimensione intima per una collezione pubblica, quella che l’artista Ermanno Leinardi offrì alla Fondazione Macc. La loro interpretazione figlia dei rispettivi percorsi culturali ha prodotto una rilettura della collezione permanente costituita da

"The artist as curator" - Lea Gramsdorff e Simone Dulcis al Museo MACC

Rileggere una collezione permanente è sempre un atto critico coraggioso che intende scoprire o celare la comunicazione nella sua complessa struttura multilivello. Le opere raccontano in quanto tali, in rapporto a una selezione, un nucleo, una collezione, un collezionista, un museo. 
Il difficile compito del riallestimento è stato assunto dagli artisti Simone Dulcis e Lea Gramsdorff che hanno deciso di rafforzare la dimensione intima, quasi domestica, di una collezione pubblica ossia di proprietà di un'intera comunità. 
Abitare il museo è la chiave per comprendere la collezione in un ossimoro fatto di sicurezza domestica e incertezza spesso veicolata dall'arte contemporanea. 
(Efisio Carbone - Direttore Museo MACC)



Il progetto prevede una serie di eventi che “vitalizzino” la dimensione domestica del museo. Per questo motivo tra febbraio e maggio gli ambienti della casa MACC saranno abitati secondo un calendario che verrà presentato dopo l’inaugurazione. Sono previsti talk in salotto su temi di natura artistica, pranzi in cucina offerti dagli artisti Dulcis e Gramsdorff a un pubblico selezionato e una notte al museo per i più piccoli.

Il Museo MACC è stato inaugurato nel 2000 con le opere della collezione donata da Ermanno Leinardi, artista di origini calasettane la cui fama ha varcato i confini regionali e nazionali. La collezione d'arte contemporanea, sotto l'egida della Fondazione MACC, documenta tutte le tendenze dell’arte astratta, dall’astrazione lirica e informale all’astrazione geometrica. Dai maestri degli anni Trenta (J. Albers, M. Radice, C. Badiali), agli aderenti del Movimento Arte Concreta del decennio Cinquanta (Soldati, Veronesi), dal ventaglio dei gruppi e dei collettivi coinvolti nel campo dell’arte Cine-Visuale degli anni Sessanta e Settanta (B. Munari, G. Capogrossi, L. Fontana, E. Leinardi e molti altri), al gruppo degli sperimentatori sardi (A. Atza, G. Campus, R. Rossi, V. Satta, I. Utzeri, G. Brundu, Z. Calzia).

da domenica 23 febbraio a domenica 26 aprile

Museo MACC - via Savoia 2 - Calasetta

autoselfportrait (autoautoritratto) - Lea Karen Gramsdorff



autoselfportrait (autoautoritratto)
Lea Karen Gramsdorff

sound - Simone Dulcis
video & editing - Lea Karen Gramsdorff


L’autoautoritratto è stato interamente realizzato dall’artista in seguito ad un grave incidente
stradale. Un omaggio alla vita e alla sua fragilità ed un’elegia per la sua auto, una vecchia
Mercedes ereditata dal padre, grazie alla quale è uscita illesa dallo scontro.
Il video è stato esposto nel 2020 a Cagliari all’interno della mostra personale “Come d’autunno, l’autunno”, ispirata alla poesia ungarettiana “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.

La musica originale è di Simone Dulcis.

"Le foglie della vita di Lea Gramsdorff"

"Le foglie della vita di Lea Gramsdorff"
Alessandra Menesini
(L’Unione Sarda, 21 gennaio 2020)

«Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie»: sono i versi tremendi e magnifici di Giuseppe Ungaretti. In quelle nove parole, dedicate ai "Soldati" al fronte, Lea Gramsdorff si è riconosciuta. Come fosse un appello a ricostruire i pezzi della sua vita, a mettere insieme memoria e presente. Ha ritagliato a forma di foglia la carta e la stoffa e ha composto su un pannello chiuso da un legno chiaro tutto quello che è emerso da un riepilogo coraggioso, tenero, sincero. Foto dell’autrice bambina, documenti, lettere, i polsini di una camicia del padre, frammenti di testi, retro di carte geografiche, pagine di libri. Materiale depositato a strati, in una sorta di tessitura senza interruzioni. Il tempo passato è scandito dai colori: il bianco dell’infanzia, per iniziare, e poi tinte più calde e brunite, mai completamente scure, qualche sprazzo di ruggine e argento.

Curata da Efisio Carbone in uno Spazio In(visibile) reso frusciante dalle arboree presenze, "Come d’Autunno, l’Autunno" è un’installazione poetica e disarmante. Non è un bilancio, ma uno sguardo assorto sull’avvicendarsi di momenti personali e professionali. Nata da un progetto laborioso e a lungo meditato, la ricostruzione esistenziale si carica anche di un episodio recente, un incidente stradale. Un video mostra l’autrice, tranquilla, a bordo della Mercedes che il padre le regalò e poi, tre minuti dopo, la lamiera accartocciata. Anche gli airbag, ridotti in frantumi dall’urto, prendono la leggerezza delle piume divenendo così un elemento vagamente angelico. "Lebenslaub" dice il sottotitolo in tedesco. Termine inventato ma efficace a tradurre il suono inudibile delle foglie che si accumulano ai piedi degli alberi. Lea Gramsdorff, anche autrice e regista di grande talento, accenna alla sua opera definendola un

"Come d’autunno, l’autunno - Lebenslaub" - nuova personale di Lea Gramsdorff

Lebenslaub
Una corsa della vita 




Ermetica, simbolista e sensoriale la poesia ungarettiana soccorre l'artista in una precisa volontà di autorappresentazione. Lea Gramsdorff offre coraggiosamente un affresco puramente esistenziale, fortemente introspettivo e sceglie la similitudine delle foglie per contenere tracce profonde del tempo che, come scrisse Flor Des Dunes, sono la memoria dell'autunno nelle stagioni della vita. 
Il foliage, sublime presenza sotto boschi caduti nel sonno, cadenza il passo in un valzer delle foglie morte tra rossi accesi di ricordi e sbiaditi fogli piegati dal tempo, ingialliti dalle stagioni passate, inutili a molti eppure così preziosi...
Un raggio di sole ancora scalda il sentiero mentre i violini d'autunno mordono il cuore (Paul Verlaine), a piedi nudi non è facile, l'artista si mostra così, mentre solleva il peso dell'anima vestendola senza sosta di memoria che non è nostalgia, non è rimpianto, pentimento, afflizione. Sono scelte di vita, raccolte e offerte pure come la rugiada che

"Il Nostro Concerto" su RaiCinemaChannel

Dal 7 gennaio Il Nostro Concerto è disponibile su RaiCinema nella sezione MartedìCorto:

(↓↓ segui il link cliccando sull'immagine sottostante ↓↓)







Nel Tempo gallery





(ph M.A. Pirino)




(ph S. Mocci Ricci)

(ph S. Mocci Ricci)

(ph S. Mocci Ricci)