Discordance
The 4th Wall art gallery
Ludwigkirchstrasse 5, Berlin
Curator: Doron Polak
Opening: June 10th
Discordance - nuova collettiva con Lea Gramsdorff a Berlino
Lea Gramsdorff showreel
A new selection of Lea Gramsdorff's latest movies:
Il nostro concerto, by Francesco Piras
L'ospite, by Nunzio Caponio e Simeone Latini
Einstein, by Liliana Cavani
Happy Days Motel, by Francesca Staasch
Enfasi mistica di un amore oscuro, by Gianluca Morini
Vent'anni, by Giovanna Gagliardo
A selection of Lea Gramsdorff's finest works from 1998 to 2005 in movies and tv shows.
Clips from:
Mathilde, by Nina Mimica
Per Non Dimenticarti, by Mariantonia Avati
Distretto di Polizia, by Renato De Maria
Diario di Matilde Manzoni, by Lino Capolicchio
L'Avvocato Porta, by Franco Giraldi
La Cena, by Ettore Scola
Lea Gramsdorff al BIF&ST 2025 con "L'infinito" di Umberto Contarello e Paolo Sorrentino
La vita di uno sceneggiatore di un certo successo crolla come un terremoto dal quale sopravvive a fatica, lasciandolo senza nulla. L’infinito racconta il trascorrere dei giorni vagabondi e dolenti di questo superstite che tenta di ricostruire un senso all’esistenza. Tenta di ritrovare un lavoro sebbene la sua carriera sia in irreversibile declino, tenta di riconquistare il rapporto con sua figlia spazzato via dal recente divorzio, tenta di aiutare una giovane sceneggiatrice di talento. Si adatta alla sua nuova casa, vuota e troppo spaziosa per la sua solitudine, si occupa delle incombenze burocratiche da cui era sempre fuggito.
Alle volte piange e alle volte sorride delle cose assurde che accadono a chi vaga la vita senza una meta. Il caso gli regala fugaci incontri con persone sconosciute. L’unica compagnia stabile è una certa malinconia leggera come l’assenza di gravità degli astronauti e affiora anche una speranza sottile come un suono lontano. Alla fine di questi giorni scoprirà che la vita era crollata molto tempo prima e non si ricostruisce. Ma, saldati i conteggi e pagati i debiti, scopre che c’è in agguato un futuro anche per lui.
Sessantasei anni, padovano, laureato in filosofia, al suo debutto nella regia, Umberto Contarello con Paolo Sorrentino ha già firmato i copioni di film di successo come This Must Be The Place, La grande bellezza e Loro. Nel corso di una lunga carriera da sceneggiatore, ha scritto per vari autori di rilievo del cinema italiano come Carlo Mazzacurati, Gabriele Salvatores, Bernardo Bertolucci e Gianni Amelio.
Oltre a firmare la regia, Contarello interpreta un suo alter ego nel ruolo di Umbe. Accanto a lui nel cast Eric Claire, Carolina Sala, Margherita Rebeggiani, Lea Gramsdorff, Stefania Barca, Alessandro Pacioni, Tahnee Rodriguez, Lena Guerre. Partecipano inoltre Bruno Cariello, Manuela Mandracchia, Tony Laudadio, Antonio Piovanelli e Dario Cantarelli.
La fotografia è di Daria D’Antonio, il montaggio di Federica Forces, le musiche originali di Danilo Rea, la scenografia di Erika Aversa, i costumi di Olivia Bellini.
Lea Gramsdorff - mostra collettiva al 4th Wall di Berlino
The new project on February 20th at the “Fourth Wall” Gallery in Berlin explores the term “punctum,” as defined by the French philosopher Roland Barthes in his book Camera Lucida: Reflections on Photography. Barthes described the photograph as “the living image of a dead thing,” a quality it shared with painting, which, as seen in ancient Egyptian funerary objects, originated in portraits of the dead. However, Barthes argued that what set the photograph apart was its punctum—the sensory, deeply subjective impact it has on the viewer. He defined the punctum as “that accident which pricks me (but also bruises me, is poignant to me).” Over the years, many writers have explored and debated the significance of the punctum in photography theory, but no consensus has been reached. Thus, it is open to much interpretation.
Punctum Berlin
The 4th Wall art space
Ludwigkirchstrasse 5 - Berlin
Curator: Doron Polak
Lea Gramsdorff portfolio
s t a t e m e n t
La figura collocata in uno spazio pittorico è teatro, allo stesso modo in cui il teatro è anche pittura. È quella relazione tra uno o più soggetti e lo spazio a creare un mondo, a definirne le regole e a tratteggiare il racconto.
Il quotidiano, le abitudini, gli oggetti che rappresentano i rituali di “addomesticamento” del proprio Io costituiscono il codice espressivo al quale attingo. Come se fossero una lente focale sull’essere umano, nella convinzione che il “banale” sia anche allegoria e portatore di una propria poetica. Ed è sempre la figura, per quanto piccola, a definire e modificare l’ambiente che la circonda; a volte è la figura umana, altre volte un oggetto che la rappresenta. Sedie, tavoli, lampade, credenze, comodini e stoviglie creano così un mio piccolo alfabeto personale utile a trasferire significati, metonimia in cui il concreto sta per l’astratto: un piatto di minestra può diventare il luogo della Creazione, una sedia rappresentare un ipotetico Io, un abat-jour definire il buio, una valigia figurare una scelta, una foglia tenere il tempo con il fiato sospeso. Spesso è un cortocircuito con la parola a innescare l’ossessione per una nuova ricerca. Antico Testamento, poesia, testi scientifici o filosofici, opere teatrali, lettere, singole parole ... riverberano nel lavoro sotto forma di per me urgenti domande: Cosa spinge l’uomo attraverso le prove dell’esistenza? Cosa rallenta il suo cammino? È la continua oscillazione tra ordinario e straordinario a renderci così squisitamente umani? E di quanto potere investiamo gli oggetti perché affermino la nostra presenza e testimonino il nostro passaggio?
La carta con il tempo è diventata il supporto più congeniale alla mia ricerca; la carta nautica in particolare accompagna il mio lavoro da anni. Essa segna rotte, profondità, racconta della necessità di orientarsi, di seguire segni e appunti per trovare una direzione o un porto al quale approdare. Con il progetto “Lebenslaub” ho iniziato ad attingere alla carta del mio archivio personale (documenti, fotografie, lettere, appunti, pagine di libri, ritagli di opere non finite), un materiale emblematico perché tutto ciò che conserviamo per l’arco di una vita rappresenta il tentativo di definire la nostra identità, l’ingombrante sforzo di custodire il passato e forse l’illusione di fermare il tempo. “Lebenslaub”, che prende spunto dalla poesia Soldati di Ungaretti, è dunque una sorta di autobiografia tridimensionale in continuum. Nuovi “documenti” vengono trasformati in nuove foglie e integrati nell’opera, creando così un movimento anche lungo la linea temporale. Ché nulla ci rende più fragili del tempo.
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il portfolio 2021 di Lea Gramsdorff:
Lea Gramsdorff al festival letterario Dialoghi di Carta
Arriva alla sua VI edizione Dialoghi di Carta, festival letterario di invito alla lettura ideato da La Fabbrica Illuminata con la direzione artistica di Elena Pau. Il programma di quest'anno è incentrato sul significato del concetto di umanità, declinato attraverso un dualismo filosofico che ha suggestionato e stimolato alla riflessione gli intellettuali di ogni epoca, quello tra le categorie di “sacro” e “profano”. Da qui il titolo scelto per il festival, “Tra il sacro e il profano: l’uomo”.
Dal 13 al 15 settembre, nel Fuaié del Teatro Massimo e negli spazi dei Giardini Pubblici di Cagliari, la manifestazione proporrà un programma ricco di incontri, con protagonisti tra gli altri Giulia Martini, Vito di Battista, Mauro Liggi, Piera Levi-Montalcini, Francesco Napoli, Anna Cherubini, Alessandra Racca, Giuseppina Norcia, Alberto Grandi.
In particolare, sabato 14 settembre alle 18:00, Lea Gramsdorff leggerà alcune delle opere raccolte in "Poeti italiani nati negli anni ’60", antologia poetica curata dal critico letterario Francesco Napoli per le edizioni Interno Poesia.
I poeti italiani nati negli anni Sessanta costituiscono un patrimonio letterario ancora tutto da scoprire; si tratta di una generazione che ha saputo accompagnare la poesia italiana dall’epocale cambiamento all’indomani della fine della Neoavanguardia a una modalità di assoluto valore espressivo ben riconosciuto, destreggiandosi tra l’arrembaggio della Rete e un panorama culturale alquanto sfilacciato. Curato da Francesco Napoli, critico letterario e consulente editoriale per le maggiori case editrici italiane, “Poeti italiani nati negli anni ’60” racconta il percorso dei poeti di maggior spicco giunti a massima consapevolezza del loro fare agli inizi degli anni Novanta, fornendo una mappatura geografico-culturale che tiene conto di un variegato contesto storico-letterario e delle tante voci esistenti. Destinata non solo agli specialisti ma anche a studenti e appassionati, questo saggio attraversa criticamente molte figure ormai di rilievo per produzione e attività legate alla diffusione e alla conoscenza della poesia stessa.
Il viaggio intimo e universale della nascita, della maternità, è affrontato in questa nuova opera di Alessandra Racca con delicatezza e ironia, andando a sondare tutti i dubbi e le domande, le gioie e le paure, la forza e le fragilità, che un evento di questo tipo porta con sé. L’autrice, con il suo sguardo acceso sui dettagli del quotidiano, intraprende il dialogo interiore tra un prima e un dopo, con sé stessa e con un figlio immaginato, e poi con il figlio vero e proprio nei suoi primi mesi e anni di vita. Di pancia (e altri organi vitali) è un’investigazione sul senso di essere madre (o di non esserlo), una raccolta sull’attesa, i cambiamenti, il sentirsi inadatti, l’amore, il pensarsi e riconoscersi famiglia nel nostro tempo. È un’opera che riesce ad andare in profondità dentro queste tematiche complesse con leggerezza, ma è anche un libro sul corpo che cambia, che genera, che ci parla, un canto per la vita, nella vita.
Lea partecipa alla collettiva "elliptical"
Venerdì 24 maggio alle ore 18, promossa dalla Fondazione Bartoli Felter presso il Temporary Storing in Cagliari in via 29 novembre 3/5, verrà inaugurata la mostra "elliptical" a cura di Alessandra Menesini.
Verrà esposta una selezione di opere dei seguenti artisti:
Matteo Ambu - Alessandro Biggio - Tonino Casula - Simone Dulcis - Andrea Forges Davanzati - Sandro Giordano - Lea Gramsdorff - Dionigi Losengo - Antonio Mallus - Umberto Mariani - Andrea Pili - Marco Pili - Rosanna Rossi - Virginia Siddi - Ivan Terranova - Beppe Vargiu
Non ha spigoli, l'ellisse. Ed è simile all'ovale, forma che ha disegnato cupole, piazze, stadi e attirato gli artisti. Una linea accogliente che si riempie in questa selezione della raccolta della Fondazione Bartoli Felter, di segni geometrici, di graffi e incisioni, di cromie convergenti. O si svuota dentro una aerea struttura in acciaio, si fa guerriera come uno scudo, si apre sugli squarci di un legno annoso e scheggiato. E ne scompiglia la simmetria, con interventi che creano delle piccole punte ogivali e sovrappongono a certe aree chiarissime il peso del nero e del rosso. Assume la consistenza del falso marmo venato o del rame autentico di uno scaldino del 1899. I fondi spartiscono lo spazio, lo picchiettano, lo esaltano con tracce dorate, con inserti di tessuto, con la granulosità della sabbia, col velame della tarlatana.
(Alessandra Menesini)
Tra i vari formati delle opere d’arte, questo è certamente il più iconico. Unitamente al tondo, assume una dimensione magica, quasi liturgica. L'artista non si sente costretto nelle altre forme geometriche tradizionali, sembra viceversa enfatizzare all’infinito la concettualità della sua opera. Abbiamo davanti gli occhi Michelangelo col suo “Tondo Doni” che vuole rappresentare la perfezione dell’immagine della Sacra Famiglia e Lucio Fontana e la sua ricerca spaziale in “Fine di Dio”. Entrambe le opere hanno una dimensione mistica comune ad altri artisti: Botticelli, Della Robbia, Pontormo, Caravaggio, Ingres, Carrà, De Chirico, Morandi, Balla, Mondrian, Delaunay, Vedova, Haring, Hirst.
Leonardo da Vinci inserisce in un cerchio il suo “Uomo Vitruviano".
D’altronde, gli attenti critici ribadiscono che circolare è la pupilla, la sezione dei frutti e degli alberi, l'increspatura del sasso lanciato nello stagno, il bersaglio delle frecce, la luna, il sole ed ellittico è il percorso dell’orbita della terra e dei pianeti. Ovale è il tempio di Stonehenge e tondi sono i nuraghi sardi.
Su questi e altri concetti si sono cimentati gli autori che hanno partecipato con i loro mezzi espressivi a questa insolita collettiva.
(Ercole Bartoli)
Fondazione per l'Arte Bartoli Felter
Temporary Storing - Via XXIX novembre, 3/5 – Cagliari
dal 24 maggio al 14 giugno