I voli mitici di “Angeli morti”

Dalla Bibbia alle ali techno, alle Saline il nuovo spettacolo di Lecis
I voli mitici di “Angeli morti”

di Manuela Vacca
(L'Unione Sarda, 16/11/2010)


Una sosta nella metafisica di grande raffinatezza compositiva per il nuovo spettacolo scritto e diretto da Lelio Lecis. Angeli morti, produzione Akròama, è andata in scena alle Saline di Cagliari per la “Stagione del Contemporaneo” con l'accompagnamento delle musiche curate da Riccardo Leone ed eseguite dal vivo da Ottavia Guarnaccia (violino), Chiara Moccia (viola), Rosalba Piras (armonium) e Giada Vettori (violoncello).
La drammaturgia trae spunto dal mito (partendo da alcuni passi biblici e in particolare dei libri di
Enoch) per sondare i terreni del non visibile all'occhio umano, delle leggi dell'universo che sfuggono ancora alla scienza che muove i suoi passi. Sono riflessioni del vedere e del non vedere, dello spirito e della materia quelle dell'angelo della luce caduto per amore delle donne terrestri Semyaza (Tiziano Polese) con la figlia (Luisanna Ciuti) che insegue il padre e ne legge il diario. Scaleranno il palcoscenico tre delle donne che ha amato sulla Terra: Antinia (Elisabetta Podda) con la quale ha generato la stirpe dei giganti sardi, Marie (Diana Guindina) e Lady Lindbergh (Lea Karen Gramsdorff), a ricomporre un puzzle di cui ormai le tessere giacciono sotto la polvere dei secoli.
Da queste i nuovi miti contemporanei: l'amore diede vita anche ad Antoine de Saint-Exupéry, che dal padre non mortale veniva portato a visitare mondi esterni, e Charles Lindbergh, altro appassionato di volo. Il mondo materiale e quello spirituale hanno la stessa origine e, a volte, possono mescolarsi per macchiarsi di una bava di luce del trascendente. Sino alla chiusura verso molteplici soli. E il mito di Nosferatu si infila in sottotraccia.
Dominanti di blu e di verdi, eleganti composizioni e ampliamenti del palco in cui si delineano concessioni iconografiche e specialmente una ricerca di illuminotecnica, strumento per l'ultimo Lecis e il suo nuovo manifesto stilistico. Un Lecis che cede e concede rifrazioni laser mutate in geometrie di ali angeliche e perturbazioni spirituali in cui si immergono gli interpreti (spiccano Polese e Lea Gramsdorff) vestiti dai costumi di Marco Nateri.