"La solitudine di Ecuba, regina sconfitta"

La solitudine di Ecuba, regina sconfitta.
Bella prova d'attrice di Lea Gramsdorff nello spettacolo dell'Akroama


di Roberta Sanna
(La Nuova Sardegna, 12 novembre 2011)


L'imponente Ecuba, nel suo prezioso mantello, riempie la scena, declamando la solitudine maestosa della regina di Troia dopo la sconfitta, sostenuta dal ritmo incalzante di un trio d'archi. Staccata dal suolo, agisce su alti praticabili di una scenografia provvisoria, soffre la sua solitudine sulla spiaggia che la vedrà schiava, ma non doma, ancora padrona del suo destino, ben consapevole della sua identità. Si ritaglia uno spazio più intimo, più ristretto, su una sedia sulla ribalta, la donna con il
vestito a fiori che dialoga col suo passato, confusa tra frammenti di identità e di solitudine.  Due incarnazioni diverse per un'unica protagonista, quella immaginata da Lelio Lecis autore e regista dell'allestimento «Come vent'anni fa», nuova produzione della compagnia Akròama affidata alla bella prova d'attrice di Lea Karen Gramsdorff, al debutto giovedì e venerdì scorsi per la stagione di prosa del teatro delle Saline.  La donna protagonista è scissa tra il suo lavoro di commessa in una polleria e quello di attrice. Mentre prova la parte di Ecuba, uno sguardo dalla platea, forse solo immaginato, l'attira in un vortice di rimpianti, quasi tutti con un nome d'uomo.  Qualcuno la guarda «come vent'anni fa», ma inevitabilmente ha scelto altre strade, che non contemplano più la sua presenza. Ogni giorno, confessa, «almeno mezz'ora parlo da sola». La sicurezza e la regalità che da attrice poteva infondere in Ecuba, l'abbandonano insieme alla visione poetica del mito: rimane solo un profondo senso di solitudine.  A questa donna fragile resta l'horror vacui per quei «cadaverini gialli», oggetto di un lavoro inadeguato e deludente. I suoi dialoghi senza risposta, i suoi scenari immaginati, diventano dunque l'unico monologo di un profondo disagio. Cerca un po' di tenerezza nei ricordi meno dolorosi. Come il canto che la fa sorridere. «Blowin' in the wind», intona, infondendo alla ballata dylaniana un malinconico senso di perdita. È questa la nota amara che tra gli applausi finali lascia al pubblico lo spettacolo, insieme ad una notevole raffinatezza visiva di colori, luci e costumi (firmati da Marco Nateri) e alle belle musiche originali composte da Mauro Palmas. Nell'arrangiamento di Riccardo Leone, questa colonna sonora teatrale è efficacemente interpretata dal vivo da Ottavia Guarnaccia (violino), Chiara Moccia (viola), Giada Vettori (violoncello).