Lexikon - presentazione di Efisio Carbone

"La parola è impotente, la parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi, mai. Lo avvicina." (Giuseppe Ungaretti)


LEXIKON consiste in una serie di opere dedicate ad altrettante parole a cui l’artista Lea Gramsdorff lega passi importanti della sua esistenza. Sono pietre miliari del vissuto, elementi che creano connessioni tra l’Io e il mondo, forse tanto comuni da passare sotto i nostri occhi, o per la nostra voce, rapide e troppo leggere. Ecco quindi una riflessione sulla potenza metaforica della parola che ha il compito costante di caricarsi del vissuto di ciascuno di noi. Un linguaggio comune per infiniti significati: cosa ci lega, cosa ci allontana, cosa ci rende comunemente diversi.
Le parole: scrigni che raccolgono una realtà isolata e la trasformano in un momento da antologia; maghi che mutano la faccia della realtà, la impreziosiscono al punto da renderla memorabile e le offrono un posto nella biblioteca dei ricordi. "Ogni esistenza è tale grazie al rapporto osmotico fra parola ed evento, in cui la prima riveste il secondo con l'abito di gala." (Muriel Barbery) 

Ma ci sono, aggiungiamo noi, anche parole che segnano il rimpianto e allora l’abito indossato non è più di gala ma di lutto; ci sono poi, parole in divenire a cui il ricordo o i ricordi che vi si ancorano sono mobili, parole che parlano di quotidianità che profumano di casa. Parole che

Lexikon - personale di Lea Gramsdorff



Lexikon
personale di Lea Gramsdorff

a cura di Efisio Carbone

opening 16 novembre 2017 h 19
in(visibile - via Barcellona, 75 - Cagliari

dal 16 novembre al 2 dicembre


"L'Amante" di Pinter al Teatro delle Saline

9-10-11  novembre 2017
ore 21

Akròama presenta

L’Amante

di Harold Pinter

regia di Lelio Lecis

con
Lea Karen Gramsdorff e Simeone Latini





Harold Pinter è unanimemente considerato uno dei drammaturghi contemporanei di maggior successo, nonché uno dei più acuti osservatori della società. In quest’opera vede attraverso la sua sensibilità il gioco di coppia senza ipocrisia né giudizi preconcetti.

L’amante si regge su un gioco di riflessi di specchi, in cui non si sa dove il gioco abbia inizio o abbia fine. Tutto è possibile. Si potrebbe considerare un testo datato. Potremmo dire che rappresenta una critica alla borghesia del periodo, in realtà l’autore, non dando alcun giudizio di tipo etico e di costume, rimane tuttora attuale.

Pinter va certamente a toccare un tema delicato, che riguarda l’inconscio  e l’interesse che mantiene vivo un rapporto di coppia, attraverso il gioco del ribaltamento dei ruoli. Eppure, in questo gioco, l’opera potrebbe essere una critica alla società presuntivamente libera ed emancipata, che ritiene che non si possa amare o fare sesso se non tradendo ….

“L’amante” non è un testo che va a criticare un periodo, un costume sociale, un modo di relazionarsi e di gestire il desiderio, il testo non critica, non esprime giudizi, bensì osserva.

La forza dello spettacolo sta nel non dare risposte.

Quale dei due coniugi ha torto, quale ha ragione? Colui che vuole smettere o colui che vuole continuare? Esiste nell’intricato gioco dell’amore un sereno e pacifico finale al quale tendere per vivere insieme felici e contenti? Finché c’è tensione, c’è una storia ed è per questo che gli amanti dell’Amante vivranno per sempre.

Il sesso  è totalmente dedito al presente e ne distorce la percezione modificandola: riesce a contenere in sé due cose difficilissime da tenere insieme: la fedeltà e l’infedeltà. Si può essere infedelmente fedeli e fedelmente infedeli. Se a questo gioco sul filo del rasoio si gioca insieme non si rischia l’ipocrisia, ma si rischia un pericoloso amore. Solo all’apparenza questo degli “amanti” è un matrimonio ipocrita, in realtà è un matrimonio onesto, che sussurra: tu mi basti ma se giochiamo ad essere tanti altri.

Pinter in questo spettacolo ha trasfuso un alito di immortalità, toccando temi che, nel profondo, spesso viviamo, che non osiamo confessare neanche a noi stessi, rendendo questo uno spettacolo quanto mai vivo e attuale.




            
























spazio scenico Lelio Lecis
costumi Marco Nateri
assistente regia Erika Carta
assistente scenografie Simone Dulcis
assistente costumi Noemi Tronza
direzione tecnica Lele Dentoni
foto Laura Atzori

Lea Gramsdorff in "Macbeth on the road"

(ph L. Atzori)


Macbeth On the Road è uno spettacolo-laboratorio di Urban Theatre della compagnia Akròama e diretto da Lelio Lecis, che vede in scena giovani attori sardi ma anche provenienti da altri paesi europei ed extraeuropei come Polonia, Austria, Argentina e Spagna.

(ph L. Atzori)

Fa parte del Progetto di Residenza artistico-creativo Living Macbeth, incentrato sulla promozione di nuovi artisti e la formazione attraverso laboratori finalizzati alla produzione artistica anche in spazi urbani, non solo tra le mura di un teatro.
L'idea progettuale coinvolge, oltre al regista Lelio Lecis, altri maestri come Raimondo Guarino (docente al DAMS di Roma), Pino Di Buduo (del Teatro Potlach), Rui Madeira (direttore della Companhia de Teatro de Braga).
Nella doppia veste di docenti e interpreti saranno protagonisti poi gli attori Lea Gramsdorff, Simeone Latini, Tiziana Martucci.

Il progetto, dopo la prima fase di workshop in residenze quali Desulo, Lula, Dorgali, Meana Sardo e diversi spazi nella città di Cagliari, prevede poi un debutto vero e proprio dello spettacolo con rappresentazioni in Italia e all'estero.



"Gli artigiani della lettura". Lea e L'Isola delle Storie

L’attesa sta per finire. L’Isola delle Storie riapre il sipario ai suoi ospiti e alle sue trame.
Il racconto e le suggestioni di chi, quelle storie, le racconta AD ALTA VOCE


Manca pochissimo all’inizio di uno dei festival letterari più attesi in Italia. L’Isola delle Storie riaccende i motori con l’edizione numero 14. Ma quando si parla del festival di Gavoi, quando si tenta di restituire in scrittura tutta la bellezza di un festival letterario di questa portata, non si parla, quasi mai, di chi a quei libri presta la propria voce. 

Tutto ha inizio all’alba delle nostre vite con un “C’era una volta…” di qualcuno che sta seduto a fianco del tuo letto e prova a farti addormentare. Chi ha un libro in mano, chi invece ha la fantasia per inventarsela quella fiaba. L’oralità di un racconto attraverso la voce di un libro. Si inizia così ad abitare mondi, a emozionarsi. E sono le emozioni a influenzare i processi cognitivi. 

Leggere, leggere e quando è possibile ad alta voce. Lo sapevano bene Charles Dickens e Mark Twain che amavano leggere i propri libri in pubblico. Mark Twain in particolare

Ego Sum/Deu Seu - collettiva

TRIGU ospita
EGO SUM/DEU SEU
Ideazione e progetto a cura di Angelo Zedda
in collaborazione con TRIGU

Opere in esposizione di:
Annalisa Achenza, Francesco Amadori, Maria Francesca Angius, Alessandro Artizzu, Gianni Atzeni, Andrea Casciu, Francesca Casu, Federico Crisa, Ilaria Gorgoni, Lea Gramsdorff, Jubanna, Silvia Locci, Fabio Costantino Macis, Franco Marras, Veronica Paretta, Pastorello, Marco Pautasso, Antonello Roggio, Laura Saddi, Maria Jole Serreli, Angelo Zedda.



Ego Sum/Deu Seu è un'espressione semplice e concisa che in sé racchiude un profondo significato, ossia attesta la consapevolezza da parte dell'individuo che la pronuncia del proprio essere fisico, mentale e spirituale.
La collettiva è il secondo appuntamento del progetto “Strettart” dell’artista Angelo Zedda, che in queste occasioni vuole dare la possibilità di un dialogo fra gli artisti e tra questi e la comunità in cui essi agiscono mettendo in mostra le differenti ricerche di ognuno che trovano poi unione nell’obiettivo comune che è l'arte.


Opening: venerdì 24 marzo 2017 - h. 19.00
25 marzo / 2aprile 2017    h 18/ 21
TRIGU,  via Corte d'Appello 27, CAGLIARI


source: trigulab

"Lea Gramsdorff e il segreto di Euripide"

(ph S. Fanni)
Lea Gramsdorff e il segreto di Euripide

Cosimo Filigheddu
(SardegnaBlogger, 5 dicembre 2016)


Medea eroica e disperata, stirpe di maga e umana nella sua carne di donna. È il personaggio della tragedia greca che più di ogni altro esprime l’immortale capacità di introspezione psicologica di quella sorta di cerimonia religiosa e sociale dalla quale nel quinto secolo prima di Cristo scaturì il teatro nel senso in cui ancora lo intendiamo.
Interpretare o reinterpretare Euripide, scovandone la segreta universalità, è come scavare nei misteri brulicanti di una creazione, nel momento in cui sono state scoperti e rappresentati i meccanismi dell’animo umano. E che a muoverli sia la trascendenza del dio dei tragici o l’immanenza del dio moderno chiamato inconscio, è sempre una sfida terribile.
Lea Karen Gramsdorff l’ha vinta con questa sua Medea prodotta da Akroama e presentata al Parodi di Porto Torres nella bella rassegna organizzata dalla Compagnia Teatro Sassari.
L’artista l’ha scritta, interpretata e ne ha curato la regia affidando a Simeone Latini tutti i personaggi maschili: Creonte, Giasone ed Egeo. Ottima la prova dell’attore che si moltiplica nel re poco regale dal bicchiere in mano, dal respiro affannato e dal passo incerto; nel vile e irriconoscente marito fedifrago e borghesemente arrivista che delle glorie degli argonauti non ha più neppure memoria; e nell’inutilmente leale amico disposto a ospitare la maga in disgrazia. L’attrice, dal canto suo, si è incarnata nell’eroina esprimendo il vero senso della Medea di Euripide, cioè tutta la sofferenza esistenziale dei tempi di guerra totale in cui questa tragedia venne rappresentata per la prima volta, la Guerra del Peloponneso, quella che spaccò in due l’anima civile dell’Ellade. Un fatto epocale che nei risvolti speculativi e letterari ebbe l’effetto di spostare l’attenzione dalla guida divina imperscrutabile all’autodeterminazione dell’uomo, spesso meschino: almeno quanto lo è nella sua inutilità anche il Deus ex Machina che in Euripide sembra svolgere un ruolo di testimone, più che di guida delle azioni umane, come il dio degli altri tragici. Euripide e Lea Gramsdorff non sembrano avere molta fiducia nella giustizia divina. Dio è un espediente drammaturgico presente sulla scena, utile a disciplinarla ma non a determinare gli eventi o a suscitare un senso mistico.
E in questa Medea, del tutto euripidea pur tra i divani bianchi di un salotto moderno, il dio è umano: il maschio debole, opportunista, meschino, vittima di passioni banali; e la donna forte nella immane sofferenza del suo conflitto interiore, un aspetto psicologico reso dalla ottima recitazione della Gramsdorff, sorprendente nel continuo variare dai toni classici della tragedia a quelli più congeniali al contesto borghese di una Corinto contemporanea dove questa versione è stata ambientata.

Exodus in Tel Aviv

Exodus
Lea Karen Gramsdorff

a cura di Doron Polak

במכון המים
Machon Ha'mayim Gallery
Rechov Hashomer 7, Giv'atayim, Tel Aviv
opening: 18 novembre 2016 h 12