“Badanti”: dal reportage al palco

(ph N. Castangia)

Roberta Sanna
(La Nuova Sardegna, 11 dicembre 2013)

“Badanti - Storie di chi si prende cura dei nostri affetti più cari” di Elisabetta Podda, usciva circa un anno fa, per raccontare le vive testimonianze delle donne che arrivano nell’isola dai Paesi dell’est, e quelle delle famiglie che a loro demandano la cura dei propri cari. Ora quel reportage di vicende dolorose, ma anche di riscatto, è divenuto, con il debutto di giovedì scorso nella Stagione del teatro delle Saline, uno spettacolo firmato dall’autrice e validamente interpretato. Si stagliano su panorami sgranati i monologhi delle protagoniste, quasi sottratte da una spersonalizzante quotidianità per essere ascoltate in un altrove più attento e umano. Dalla riva di un fiume, sotto una nevicata nel bosco, sullo sfondo del mare, ci arrivano le loro parole, che a tratti si animano,
dietro il velario, di ricordi chiamati a ripetersi sulla scena. 

Olga, resa con regale semplicità da Lea Gramsdorff, ha lasciato in Ucraina, dopo aver perso il lavoro di insegnante, un matrimonio, un divorzio difficile, una figlia. Se per lei non è stato così problematico ambientarsi, grazie anche alla solidarietà incontrata, è testimone di altre vicende, in cui qualcuno ha approfittato del bisogno e della solitudine. Natascia, nella dolce malinconia del suo accento russo e la forte presenza scenica di Tiziana Martucci è una moglie tradita che ringrazia l’Italia per averla accolta, anche se nella sua prima tappa salernitana si è giocata l’attività di raccoglitrice di frutta perché non si è piegata alle pretese sessuali del padrone. A Cagliari ha trovato lavoro e la sorpresa e la gioia di un nipotino, che sua figlia ha avuto dopo una tormentata vicenda. Zaira è sarda, indurita dalla vita ma ancora ironica come sa esserlo la valente Rosalba Piras. Ha pagato l’ingenuità di essersi sposata a diciassette anni con un alcolizzato, con i sacrifici di una vita intera, fino alla fuga. Ma non è bastato. Si è ritrovata, per aiutare il figlio, a fare da badante al marito ridotto in sedia a rotelle da un ictus (e son momenti comici grazie anche all’interpretazione di Rosario Morra), come Mariuccia, che lui non riconosce ma insidia ancora. Solo alla sua morte ritroverà per intero la dignità. Bastava questo per fare lo spettacolo. C’è invece nel secondo tempo la storia di una figlia che affida i genitori alla persona sbagliata. Pur ben interpretato da Vanessa Podda e da Gramsdorff (nei panni della badante cattiva) e significativo nel segnalare difficoltà ed errori dei figli, lo si sente inessenziale. Decisamente controindicato, ripetitivo e non all’altezza del resto è invece l’inserimento in forma di scenette della vicenda di Nonna Franca e della nipote Betta. Il delicato percorso verso la non autosufficienza dell’anziana (ben reso dalla brava Mariagrazia Bodio), che punteggia lo spettacolo fra visite mediche e ricerca di badanti in uno schematico e faticoso ripetersi di innumerevoli entrate e uscite, è prolisso e banalizzante.