"Se fossi qui" - presentazione di Efisio Carbone




"Se fossi qui", ipotesi ambigua di compresenza che ci raccoglie, protagonisti in prima persona, per calarci, con tutto il nostro bagaglio affettivo, su mappe che tracciano percorsi dell'anima.
Di grande formato, aperte e distese, piegate a sottolineare solo una porzione della superficie, queste carte nautiche mostrano il loro vissuto.
Hanno navigato per lunghi anni su "Esprit" una nave che ha solcato i mari di mezzo mondo, come le carte stesse testimoniano, prima di essere acquisita dalla Grendi per poi concludere lo scopo della sua esistenza dopo diversi anni di servizio. Appunti e calcoli di molti uomini di mare sono stati cancellati e riscritti tra orizzonti infiniti d'acqua e porti sicuri su cui approdare.
Lea Gramsdorff sembra raccogliere sulle sue mani queste stratificazioni di pensieri mentre con scrittura automatica appunta sulle carte parole in diverse lingue, spesso incomprensibili, su cui, come un leitmotiv, si riconosce la frase "se fossi qui".

Il colore invade le carte a sottolineare un movimento personale e collettivo insieme, come già avemmo avuto modo di vedere nella straordinaria serie di "Exodus", un racconto corale storico, che ora cede il passo a una visione epica. Lo stesso Calvino afferma che "La carta geografica,
anche se statica, presuppone un’idea narrativa, è concepita in funzione d’un itinerario, è un’Odissea."
Ma, come sempre, Lea mantiene la narrazione poetica distante da ogni facile forma di retorica, a cui avrebbe potuto facilmente cedere, visti i tempi terribili in cui viviamo, dove popoli ancora muoiono cercando disperatamente di raggiungere approdi di salvezza. Lo fa mantenendo trasparenze che mai cancellano le simbologie nautiche delle carte, pur sovvertendo, con i colori, le terre dai mari, i mari dai cieli. In fondo queste mappe, strette tra le mani di ognuno di noi, assorbono desideri, emozioni, paure, attese. I porti sono luoghi di addio ma anche luoghi in cui ricongiungersi, i mari abissi in cui perdere i pensieri ma anche ritrovare se stessi; il viaggio è una metafora della vita che possiamo intendere come "una navigazione fortunosa ed incerta, durante la quale conviene far getto di moltissime cose per aver grazia di salvarne alcune poche." (Arturo Graf)

(Efisio Carbone)