"Dieci domande dieci - Lea Gramsdorff"



Dieci domande dieci

01. Cosa ti ha spinta a diventare un'attrice?
Un sogno d'infanzia.

02. Fare l'attrice è una scelta professionale o di vita?
Nessuna delle due. È una questione vocazionale: non si sceglie, purtroppo.

03. Quali personaggi, tra attori e registi, hanno influenzato il tuo percorso?
L'incontro con un grande maestro russo, Jurij Alschitz; Meryl Streep; Ettore Scola; gli amici colleghi e le discussioni nei bar. Non so, davvero tanti, e forse allo stesso tempo nessuno.

04. Qual è stata, fino ad oggi, l'esperienza più significativa della tua carriera?
Un film intitolato Mathilde, di una regista croata, Nina Mimica, mai uscito purtroppo. E poi sempre la prossima.

05. Quali qualità deve possedere un attore?
Arte e scienza, direbbe Platone. Poi attrazione morbosa per l'animo umano, disciplina e irrequietezza. Carisma.

06. Un consiglio che senti di dare ad un aspirante attore?
Scoprire chi è come artista. E studiare, tanto. Ho conosciuto Harvey Keitel, lavorato con Jeremy Irons: vanno ancora a scuola.

07. Qual è la difficoltà più grande nel fare teatro in Sardegna?
La stessa che c'è in tutta Italia: pochi soldi per la cultura. Per il resto, a Cagliari ci sono molte realtà teatrali di qualità, quindi non è così difficile.

08. Meglio protagonisti in un'opera poco nota o un ruolo secondario in una da tutto esaurito?
Comunque vada, avere un bel personaggio per le mani. Poi, certo, fare l'attore senza pubblico è una tragedia...

09. Le reazioni della platea influiscono su un'esibizione?
Sì, tanto. Il pubblico fa buona parte del lavoro, durante uno spettacolo, può renderlo fantastico o una noia mortale. In scena si riceve il respiro di chi guarda, la sua attenzione o la sua distrazione. È per loro che si fa, dopotutto.

10. Quale futuro per il teatro in Sardegna?
Radioso, ovviamente! Tanti teatri, grandi e piccoli, dove i professionisti vivono della loro professione, e tanto pubblico.


incontro di Simone Ariu
ph. Stefano Fanni