"Le foglie della vita di Lea Gramsdorff"
Alessandra Menesini
(L’Unione Sarda, 21 gennaio 2020)
«Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie»: sono i versi tremendi e magnifici di Giuseppe Ungaretti. In quelle nove parole, dedicate ai "Soldati" al fronte, Lea Gramsdorff si è riconosciuta. Come fosse un appello a ricostruire i pezzi della sua vita, a mettere insieme memoria e presente. Ha ritagliato a forma di foglia la carta e la stoffa e ha composto su un pannello chiuso da un legno chiaro tutto quello che è emerso da un riepilogo coraggioso, tenero, sincero. Foto dell’autrice bambina, documenti, lettere, i polsini di una camicia del padre, frammenti di testi, retro di carte geografiche, pagine di libri. Materiale depositato a strati, in una sorta di tessitura senza interruzioni. Il tempo passato è scandito dai colori: il bianco dell’infanzia, per iniziare, e poi tinte più calde e brunite, mai completamente scure, qualche sprazzo di ruggine e argento.
Curata da Efisio Carbone in uno Spazio In(visibile) reso frusciante dalle arboree presenze, "
Come d’Autunno, l’Autunno" è un’installazione poetica e disarmante. Non è un bilancio, ma uno sguardo assorto sull’avvicendarsi di momenti personali e professionali. Nata da un progetto laborioso e a lungo meditato, la ricostruzione esistenziale si carica anche di un episodio recente, un incidente stradale. Un video mostra l’autrice, tranquilla, a bordo della Mercedes che il padre le regalò e poi, tre minuti dopo, la lamiera accartocciata. Anche gli airbag, ridotti in frantumi dall’urto, prendono la leggerezza delle piume divenendo così un elemento vagamente angelico. "
Lebenslaub" dice il sottotitolo in tedesco. Termine inventato ma efficace a tradurre il suono inudibile delle foglie che si accumulano ai piedi degli alberi. Lea Gramsdorff, anche autrice e regista di grande talento, accenna alla sua opera definendola un
arazzo.
La mia è un’allegoria giocosa, afferma. Ma estremamente espressiva, nell’equilibrio tra il grande formato da leggere da sinistra a destra e l’andamento verticale dei lavori più piccoli. Dipinti di rosso, di azzurro, di grigio metallo.
Pizzo di centrini di carta, nel trittico che lascia spazio a piccole frasi con un punto interrogativo "
Cosa porti? Mi chiedevo. Cosa porto? Mi dico". Un bagliore, è la risposta. Cita Paul Verlaine e Flor Des Dunes, Efisio Carbone, nella sua sentita presentazione, e riprende alcune righe di Hazim Hikmet: "
Il cuore, quel giorno, non mi fa male, soprattutto se credo, quel giorno, che quello che amo mi ami".
"Lebenslaub", elegia di un autunno dorato, è visibile sino al 7 febbraio, a Cagliari in via Barcellona 75, il giovedì, venerdì e sabato dalle 19 alle 21.
source: www.unionesarda.it