L'amore viaggia per mare: storie sotto il cielo stellato
Allo Spazio (in)visibile di Cagliari le seducenti carte e visioni di Lea Gramsdorff
(Caterina Pinna, L’Unione Sarda, 13/09/2015)
È un dono raro, speciale. Un mazzo di carte nautiche zeppe di racconti di orizzonti marini esplorati o promessi, di navigazioni verso porti sconosciuti, di incontri e addii. E ancora di calcoli e appunti a correzione di rotte. Di venti, di abissi. Narrazioni seducenti come solo le storie di mare sanno essere, che palpitano ancora sotto il velo leggero di nuovi, enigmatici itinerari, tracciati, questi, dal respiro della nostra anima. "Se fossi qui. Lettere d'amore da porti di mare" è l'intima, emozionante visione di viaggio di Lea Gramsdorff. Entrando nel cuore vissuto delle carte nautiche, necessari strumenti per tutte le latitudini, dai Mari del Nord al Golfo del Messico, ai fondali profondi della Florida, l'artista ne ha raccolto le infinite storie, le ha salvate, per restituirle ora a una seconda vita; come lettere d'amore, appunto. Sono rotte segrete, sognate, sperate, che ognuno può tracciare scrutando le mappe inondate di colori, scritture misteriose, quattro piccole lettere che fanno da punti cardinali, carte da venerdì in mostra allo Spazio (in)visibile, alla Marina, a Cagliari.
Viaggi interiori iniziati anni fa. «Una genesi lunga e travagliata - racconta la Gramsdorff -, le tracce così forti del loro vissuto rendevano difficile qualsiasi accesso». Sono infatti carte che hanno navigato per lunghi anni sull'Esprit, e già il nome è un destino, una nave che ha solcato i mari di
mezzo mondo. «È stato un regalo bellissimo di un caro amico, Antonio Musso. Le ho guardate, studiate, fino a che, aggredendole, non ho trovato la chiave per farle diventare “Lettere d'amore da porti di mare"». Dove struggimento, nostalgia, desiderio sono racchiusi nelle parole “Se fossi qui”. Io, tu. Uomini, donne.
mezzo mondo. «È stato un regalo bellissimo di un caro amico, Antonio Musso. Le ho guardate, studiate, fino a che, aggredendole, non ho trovato la chiave per farle diventare “Lettere d'amore da porti di mare"». Dove struggimento, nostalgia, desiderio sono racchiusi nelle parole “Se fossi qui”. Io, tu. Uomini, donne.
E sono proprio questi tre piccoli vocaboli dipinti sul pavimento bianco della galleria a segnare il primo addio. Basta alzare lo sguardo per essere travolti dall’azzurro cobalto di due grandi carte del Mare del Nord, che via via lasciano posto a fondali sabbiosi, scogli affioranti, acque cristalline per precipitare nell’inusitato rosso, rotto da uno squarcio chiaro, un occhio vorticoso, manco a dirlo, dell’oceanico Providence Channel. Turbolento testimone di un distacco doloroso, dove quel “se fossi qui”, rintracciabile, a differenza delle altre scritture, in modo chiaro in ogni mappa, diventa un’urgenza.
«Il colore – osserva Efisio Carbone, curatore della mostra – invade le carte, a sottolineare un movimento personale e collettivo insieme, come già avemmo modo di vedere nella straordinaria serie Exodus, racconto corale storico, che ora cede il passo a una visione epica. Diceva lo scrittore Italo Calvino che “la carta geografica, anche se statica, presuppone un’idea narrativa, è concepita in funzione di un itinerario, è un’Odissea”». Comunque un altrove. Forse per questo sull’ideale tavolo da carteggio rappresentato da leggeri pannelli bianchi, le carte aperte e distese, oppure piegate a mettere in evidenza una porzione di costa, sono tenute da argentei chiodi da maniscalco, robusti come quelli per saldare i legni delle barche, ma mai conficcati fino in fondo, come se si dovesse cambiare rotta all’ultimo istante.
Il fascino del lavoro di Lea Gramsdorff è duplice. Le sue lettere d’amore, colme di colori, colle e chine, regalano un’insperata poesia, una dolcezza impetuosa che viene da grammatiche sconosciute, codici indecifrabili «scritti sotto cielo stellato, sul ponte di una barca». Le simbologie nautiche si leggono ma in un ordine nuovo, ora la bussola è segnata dalle lettere A M A R.
Ma il viaggio, archetipo di vita, è oggi il simbolo di nuovo doloroso esodo, di uomini e donne, partiti proprio da quella piccola carta, di color ocra chiaro, dove si legge la costa siriana che guarda il Mar Rosso. L’artista non lo confonde con gli itinerari e le suggestioni dell’anima, intime, lo tiene distante, non cede a nessuna retorica. Ma è impossibile non immaginare che anche per loro le parole più vere siano “se fossi qui”.
La mostra è visitabile fino al 26 settembre, giovedì, venerdì, sabato, h 19-21.
source: L'Unione Sarda