La pittura trasforma lo spazio in tempo,
la musica il tempo in spazio.
(Hugo von Hofmannsthal)
“Settanta solitudini e un coro”, opera realizzata a "quattro mani" da Simone Dulcis e Lea Gramsdorff, sviluppa l'intreccio secolare tra arte visiva e musica in un suggestivo viaggio da vedere, ascoltare, ma soprattutto sentire col cuore.
Il progetto, già presentato a Cagliari allo Spazio (In)visibile, si arricchisce e si rinnova nell'allestimento e nelle opere per un risultato del tutto nuovo. Per quest'occasione vengono presentati quarantuno* piccoli dipinti ispirati ad altrettanti brani musicali raccolti come un bouquet dal giardino sterminato della musica classica con una particolare attenzione per il '900: Mozart, Beethoven, i romantici, Mendelssohn, Schubert, Chopin, fino agli autori contemporanei quali Schoenberg, Shostakovich, Stravinsky, Boulez, Webern.
Una nuova serie di opere potenzia l'equilibrio tra i luoghi dell'io di Dulcis e la carica simbolica dei segni di Gramsdorff, sintesi scaturita da un lavoro costante di ricerca, di confronto, di rispetto. Prima e ultima condizione dell'essere umano, la solitudine mette a nudo l'Io sull'orlo di un abisso felice e terribile ad un tempo. Ma è anche una condizione essenziale per l'artista:
"Senza una grande solitudine nessun serio lavoro è possibile." (Picasso)
Nell'impianto informale di Simone Dulcis, che potremmo ben definire tonale, esistono piccole figure isolate accompagnate, in alcuni casi, da archetipi del quotidiano, individui cesellati in punta di pennello da Lea Gramsdorff che costruisce linee melodiche per queste minute composizioni.
Le grandi cornici, sproporzionate, amplificano l'effetto surreale dei frammenti che comunicano col mondo; a volte sembrano quasi stritolate da una gravità diversa, come se le leggi della fisica, tra il dentro e il fuori, fossero differenti. A noi non resta che spiare, come giganti curiosi, attraverso questi stretti spazi, porzioni vastissime di territori spirituali. Ci vengono in mente i Piccoli Pezzi per pianoforte op.19 di Schoenberg, poche battute per costruire nuovi universi. Ma anche, portando la mente a ritroso nel tempo, le ispirate opere di Caravaggio dove la presenza di una partitura reale accompagnava col suono i capolavori immortali sacri e profani. Il XX secolo apre trionfante la strada alla fusione delle arti che si incontrano nell'astrazione tonale, nella rivoluzione estetica delle avanguardie:
"Mi sembrava che l'anima viva dei colori emettesse un richiamo musicale, quando l'inflessibile volontà del pennello strappava loro una parte di vita." (Kandinsky)
L'opera di Simone e Lea, una "promenade" in 41 stazioni dedicate alle solitudini dell'uomo, svela l'arcano dell'ultima tela: una sala da concerto che attende i 41 protagonisti delle opere precedenti. I coristi, presentati come esseri solitari nell'eremo del loro spirito, stavano preparandosi all'esibizione nella concentrazione di uno spazio isolato, dentro un tempo collettivo, simultaneamente. Il suono di un applauso fa riaffiorare il sorriso sul nostro volto, riprenderemo a meditare sulle numerose metafore di questi straordinari lavori, ma ora godiamoci il concerto.
Efisio Carbone
* il numero finale delle opere esposte potrebbe variare per esigenze tecniche di allestimento.