(testo di Bianca Laura Petretto)
La foresta richiama simbolicamente un luogo magico e di trasformazione. The Forest è l’opera realizzata a quattro mani da Ermenegildo Atzori, Simone Dulcis, Lea Karen Gramsdorff e Marilena Pitturru, nello spazio espositivo in/visibile a Cagliari, in via Barcellona 75, una sorta di laboratorio alchemico fra formule oniriche e possibilità visibili dove si sperimenta l’arte. Il visitatore entra in un luogo in penombra e con i piedi nell’acqua percepisce la foresta. Ognuno compie il suo personale viaggio, guidato dall’esperienza artistica che restituisce un’opera corale.
Thomas Lehner ha raccolto come un
visionario la sfida: nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di mettere insieme diversi artisti per creare un’opera unica - racconta con enfasi il creatore di questa galleria contemporanea - il primo incontro è avvenuto circa un anno fa e solamente nel mese di agosto abbiamo avviato il lavoro operativo. Tutto si è svolto nello spazio in/visibile. Non sapevamo cosa sarebbe potuto nascere dall’incontro di quattro individualità artistiche.
visionario la sfida: nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di mettere insieme diversi artisti per creare un’opera unica - racconta con enfasi il creatore di questa galleria contemporanea - il primo incontro è avvenuto circa un anno fa e solamente nel mese di agosto abbiamo avviato il lavoro operativo. Tutto si è svolto nello spazio in/visibile. Non sapevamo cosa sarebbe potuto nascere dall’incontro di quattro individualità artistiche.
Un film di fantascienza del 1979, Stalker di Andrej Tarkovskij, ha permesso di evocare il passaggio in un luogo sconosciuto, per raggiungere una stanza dove si avverano i desideri. Tra le note del Bolero di Ravel, del Tannhäuser di Wagner e la Sinfonia n. 9 di Beethoven, l’intimità e il segreto si sono espressi in spazi emotivi e legami mentali tra gli artisti che hanno scandagliato nuove sonorità con le armonie di Nick Cave, scoprendo la possibilità di confrontarsi.
Proiettare il film e ascoltare la musica, attraverso riflessioni e emozioni, ha creato una miscela esplosiva. Si è capito ben presto che le persone erano disposte a mettersi in gioco, senza prevaricare - spiega Thomas – e gli artisti sono riusciti a comunicare. Prima i bozzetti e poi, dopo venti giorni di non stop, è nata l’opera che ha in sé il segno di ciascun artista, pur conservando l’unicità. La vera magia è la tabula rasa, un luogo espositivo che si spoglia e accoglie. Un posto dove lo spazio si adatta all’artista e diviene materia in trasformazione, al servizio della creatività.
Il viaggio vero o presunto attraverso la foresta, luogo magico e esoterico, percorso sacro e medium, via dell’inconscio e della trasformazione, ha regalato ai coraggiosi viandanti la possibilità di perdersi. Hanno scoperto la paura, il fango e l’acqua, l’ombra e lo squarcio, la vibrazione e la luce in una stanza tra terra e cielo. Un po’ Hansel e un po’ Gretel, gli artisti doppi vagolano nella foresta, due e poi quattro, incontreranno nella casa di marzapane la strega cattiva.
Ermenegildo Atzori scrive un urlo nelle tenebre, senza suono, muto, tra i segni bruciati delle polveri, mettendo le mani in quello che inquina e in quello che guarisce.
Simone Dulcis fa sgorgare dal cupo e lacerato pavimento terrigno, il sangue del corpo, il gesto guidato dal pensiero, il soffio del respiro, un sudore caldo e espressivo fatto di rossi e neri, nascosti dalla penombra.
Lea Karen Gramsdorff traspare attraverso una quinta teatrale, prosecuzione del suo racconto, orma del corpo, traccia di un verso, di una parola, di un concetto, di una rima che prende forma e risuona all’infinito tra i colori dell’inconscio.
Marilena Pitturru segna una sofferenza atavica, sprofondata tra le griglie di una rete metallica o di una trama di cotone, forme violate, sezionate, sfondate e attraverso il rito, accolte in un abbraccio.
Nessuna pretenziosa risposta, ma un bisogno di esserci, una compassionevole azione della realtà. La stanza viene scoperta in una naturale capacità di comprendersi e di comunicare e l’arte esprime la sua magia. L’opera The Forest è la camera “sambo” della Forêt interdite e per citare Mircea Eliade, lo storico del mito, si tratta della rivelazione del sacro, nella vita di tutti i giorni, l’ingresso inaspettato in un universo parallelo, ove tutto è come prima e tutto radicalmente diverso da prima. Thomas Lehner, che ha consapevolezza di questo, assicura che la sua sfida è vinta e che in)visibile è un autentico divertimento, da non perdere.