Diario di Matilde Manzoni

(ph. L. Baldini)

di Calogero Messina
(www.stradanove.net)

Decidere di raccontare oggi la storia della giovane Matilde Manzoni (l'ultima dei nove figli del grande scrittore del Romanticismo italiano Alessandro Manzoni, e da lui totalmente ignorata e bistrattata) è un rischio ed un' impresa coraggiosa, soprattutto se non si vuole seguire il percorso di una puerile fiction televisiva o se si sceglie di non rimanere ancorati a tematiche e spunti che fanno la fortuna di tanti reality show o programmi di ricongiungimenti e postini vari che imperversano sui nostri piccoli schermi. Ma per fortuna un soggetto del genere è capitato nelle mani dell'attore/regista Lino Capolicchio, che è riuscito a costruire con Diario di Matilde
Manzoni un film rigoroso e dallo stile che vola alto, spiazzandoci per pulizia d'immagini ed asciuttezza dei tempi narrativi.

(ph L. Baldini)
Per narrare la storia di un periodo (1847-1856) particolarmente intenso dell'esistenza delle due sorelle Manzoni, Vittoria (forte, coraggiosa e che vive pienamente la propria dignità morale di donna che in pieno Ottocento era ancora "all'ombra" delle figure maschili e patriarcali) e Matilde (trepidante, angelica ed emotiva, l'altra faccia di uno stesso destino femminile) Lino Capolicchio ha riunito un cast d'attori "quasi" emergenti che colpiscono per naturale aderenza ed intensità espressiva. Ed è sopratutto il volto dell'esordiente Ludovica Andò, nel ruolo di Matilde, che ci commuove per equilibrio e passionalità tenuti costantemente sotto controllo.

E se Corinne Clery (la zia, Tante Louise), in un inedito ruolo drammatico, risulta convincente, Lea Karen Grasmdorff (la sorella Vittoria) ci regala il suo viso antico di profonda bellezza ed autenticità, e se la partecipazione straordinaria di Laura Betti (Teresa Manzoni Borri) è sempre di indiscutibile valore, è nella scelta della non presenza di Alessandro Manzoni che il regista opta per la risoluzione più felice, facendo così vibrare ogni singola immagine del film della figura di questo cinico, impietoso e disumano padre (anche morente la figlia Matilde non avrà neanche il conforto di una sua riga), facendo così della sua assenza il peso più ingombrante di un film modernamente leggero.