Pezzi di Apollo 18

"Idea di Spazio (Mare)"
"Cum Figuris"

"Pensiero orizzontale"
"Pensiero in dissoluzione"

"Wrong Fouetté en Tournant"

"In fondo è un'esperienza umana"

"Apollo 18"

"La solitudine di Ecuba, regina sconfitta"

La solitudine di Ecuba, regina sconfitta.
Bella prova d'attrice di Lea Gramsdorff nello spettacolo dell'Akroama


di Roberta Sanna
(La Nuova Sardegna, 12 novembre 2011)


L'imponente Ecuba, nel suo prezioso mantello, riempie la scena, declamando la solitudine maestosa della regina di Troia dopo la sconfitta, sostenuta dal ritmo incalzante di un trio d'archi. Staccata dal suolo, agisce su alti praticabili di una scenografia provvisoria, soffre la sua solitudine sulla spiaggia che la vedrà schiava, ma non doma, ancora padrona del suo destino, ben consapevole della sua identità. Si ritaglia uno spazio più intimo, più ristretto, su una sedia sulla ribalta, la donna con il

"Lea Karen Gramsdorff.
A Cagliari dopo Scola e Wertmüller"


Lea Karen Gramsdorff.
A Cagliari dopo Scola e Wertmüller.

di Massimiliano Messina
(Sardegna Quotidiano, 11/11/11)

Lo sguardo, gli occhi, i tratti, i colori, dicono subito che in lei di italiano non c’è molto. Eppure, a dispetto del nome, Lea Karen Gramsdorff, classe ’74, è nata a Lecco, immersa nei luoghi manzoniani, da genitori tedeschi però. L’aspetto non può mentire così spudoratamente. Fin da piccola “promessa sposa” ad una ed una sola vocazione, quella per la recitazione. Intuizione precoce. Giovanissima si trasferisce a Roma, entra al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove si diploma. Finalmente attrice, ufficiale, riconosciuta. Il cinema non era inizialmente nei suoi orizzonti, la passione era tutta per il

Apollo 18

SPAZIO P presenta
APOLLO 18
LEA GRAMSDORFF

inaugurazione sabato 12 novembre 2011
dal 12 nov. al 3 dic.

dal martedi al sabato ore 19/24
Via Napoli 62 - Cagliari

"Appunti per Apollo 18"

Apollo 18. Lo spazio mancato



(testo di Maurizio Memoli)

A volte mi capita di sognare di galleggiare nello spazio infinito, immenso e oscuro, incerto, immobile e pieno di un numero imprecisato di oggetti piccolissimi e lontanissimi. Lì danzo lento dietro lo sguardo che salta impazzito da un oggetto all'altro cercando quello giusto, quello possibile, raggiungibile, che voglio toccare e forse, così, comprendere. Ma non ci riesco. Una volta raggiunti, gli oggetti sono sempre troppo piccoli e lontani e poi, improvvisamente, vicinissimi e enormi, impossibili da contenere tra le mani, tra le cose note, tra le cose certe.
Nei quadri di Lea si ritrova questo sogno, scovato e aperto nell'avventura dell'Apollo 18, l'ultima

Come vent'anni fa



LO SPETTACOLO

Una donna sola, malinconica, visionaria, ripercorre con le parole situazioni personali, sospese in un'atmosfera per lei stessa indecifrabile, di realtà o pura invenzione. A tratti la donna ricorda di avere un altro ruolo, forse ancora una visione, nel quale impersona/incarna Ecuba, urlante il suo dolore tra le fiamme che devastano Troia. In una continua e doppia