“Nella vita segreta”, il nuovo esperimento di Pierfranco Zappareddu

Un silenzio tutto da vedere.
“Nella vita segreta”, il nuovo esperimento di Zappareddu 

di Alessandra Menesini



Lo schermo si mangia il palcoscenico, nella produzione di Domus de Janas proposta martedì scorso al Teatro delle Saline di Cagliari, nell'ambito del “Festival Loro di Sardegna” appena concluso.
La regia di Pierfranco Zappareddu, coadiuvato nella direzione da Stella Sollai, chiede sempre molto agli spettatori. E caratterizza l'atto unico intitolato “Nella vita segreta
(vicino al cuore selvaggio)” con la presenza dominante delle immagini che scorrono, quasi ininterrotte, monopolizzando l'attenzione del pubblico. Quasi muti, o sostituiti da una voce fuori campo, gli attori Lea Karen Gramsdorff, Silvia Fara, Tiziano Polese, Gaia Maddalena Trebini e Andrea Mura si esprimono prevalentemente attraverso movimenti parossistici o rallentati. Il nerbo della pièce è affidato alla bella musica di Marco Rocca, responsabile anche della scenografia audiovisiva, ovvero a una colonna sonora (possente) che sostituisce le parole. La semi assenza del testo non è casuale nella poetica di Pierfranco Zappareddu, maestro indiscusso della sperimentazione teatrale. «Dopo aver lavorato uno, magari anche due anni per tradurre quelle stesse idee attraverso il teatro, troverei particolarmente assurdo e idiota tornare alle parole. - dice il regista e autore - Lo spettacolo è là, perché sovrapporgli un discorso? Il mio processo creativo non consiste affatto nel capire, ma semplicemente nel lasciarsi catturare, nell'innamorarsi di un'idea». È l'amore nelle sue complicazioni, a legare le figure che si alternano sul palco e maneggiano valigette e fili rossi di lana, fumano sigarette e cautamente si abbracciano. Ma è il video a catalizzare gli occhi degli astanti, indotti a trascurare la presenza degli attori, perché attratti dalle visioni, tecnicamente molto interessanti, di acque e di sabbie, di roghi di libri, di corpi nudi infantili, di cani che grufolano su tavole imbandite. Poche le battute affidate agli interpreti, concentrati nel comunicare sensazioni che dovrebbero riportare agli “abissi dell'inconscio”, rendere tangibile il mescolarsi di realtà e sogno e far navigare gli animi in un caos fecondo da cui è forse possibile riemergere.


source: L'Unione Sarda