Francesca Taormina
(la Repubblica - Palermo, 7 dicembre 2018)
Come riaccendere la passione che si spegne dopo tanti anni di matrimonio? Non c’è una ricetta valida per tutti. Ognuno ha i suo piccoli escamotage e Harold Pinter suggerisce ovviamente la potenza del teatro, con “L’amante”, andato in scena al Teatro Libero. Richard, Sarah e Max, lui lei e l’amante. Siamo di fronte al classico triangolo amoroso in una coppia borghese: Richard lavora nella City di Londra, lei sta a casa, sempre più annoiata e cosa c’è di più erotico di un tradimento? Qui i rispettivi amanti sono tollerati, tutti conoscono la verità e secondo i più ferrei comandamenti degli anni Settanta hanno trasformato la libertà in anarchia. La pièce inizia con questa battuta: “A che ora arriva il tuo amante?”. “Alle tre” risponde Sarah e lui va via imperturbabile. Vanno avanti per 50 minuti, lui confessa di andare da una prostituta, così, senza impegno. Ma non sarebbe Pinter se non ci fosse un colpo di scena che spazza via ogni pregiudizio. L’amante non è altri che il marito. Si tratta, quindi, di un gioco di ruolo, un gioco delle parti, questo sì impegnativo, una partita a scacchi giocata sul letto o sul divano inclinato, a favore di pubblico, nel testo più pirandelliano del premio Nobel inglese. La gelosia anche se finta, genera una risorsa di libidine, riaccende il desiderio, ma il gioco è sopportabile se non diventa ripetitivo. Richard vuole mettere fine al gioco e lei si sente franare il mondo addosso.
Per reggere lo spettacolo ci vuole una coppia di attori eccellenti ed è questo il caso di Lea Karen Gramsdorff e Simeone Latini del teatro Akròama di Cagliari.
source: www.repubblica.it