Autoritratto in faccia al sole


Lo spettacolo "Autoritratto in faccia al sole" è un adattamento teatrale delle "Lettere al fratello Theo", scritte da Vincent van Gogh e destinate all'amato congiunto. Esso vuole essere un omaggio all'artista olandese di cui si intende divulgare l'universo umano e artistico meno conosciuto e che riguarda la sua sensibilità verso l'amore, l'amicizia e la natura.
"Autoritratto in faccia al sole" racconta di un pittore dei nostri giorni che nella solitudine del suo studio è impegnato a leggere il libro delle lettere di Vincent van Gogh. Durante la lettura il pittore, coinvolto emotivamente da argomenti che riguardano la condizione universale dell'artista, viene visitato da tre figure immaginarie, personificazioni di tre fattori ricorrenti nell'esistenza adulta di
van Gogh: la fede, la malattia mentale e la mancanza degli affetti.
Lo spettacolo mette in particolare rilievo il rapporto di Vincent van Gogh con la fede, che nella sua tormentata vita si traduce in un'appassionata contemplazione dei campi di grano assolati, o dei cieli notturni stellati, in cui egli riconosce la catalizzante manifestazione del divino.
In "Autoritratto in faccia al sole" la manifestazione autolesionistica della sua patologia e l'episodio estremo del suicidio non trovano spazio, perché dell'artista si è preferito trasmettere la sostanziale fame di vita, le qualità di lucido filosofo e di sensibile poeta, aspetti della sua personalità pieni di luce, riscontrabili in molti passaggi delle sue lettere, ma troppo spesso oscurati dall'immagine preconcetta dell'artista folle e maledetto.
La selezione delle lettere che compongono il testo di scena contiene i passaggi più significativi dell'intera corrispondenza intercorsa tra Vincent e Theo con particolare riferimento al periodo compreso tra il gennaio del 1889 e il luglio del 1890 (ultimo scorcio di vita dell'artista), ossia poco tempo dopo l'avvenimento di un fatto drammatico (che rappresenta storicamente anche il momento in cui la salute del protagonista comincia a subire un'irreversibile trasformazione): Vincent in seguito ad un litigio con Paul Gauguin si è mozzato il lobo dell'orecchio. Il testo dello spettacolo comincia proprio dalle parole che Vincent scrisse a Theo al ritorno dal primo ricovero in ospedale.




Produzione: CIRCO CALUMET

Progetto artistico e adattamento teatrale: Simone Dulcis

con: Lea Karen Gramsdorff, Andrea Meloni, Elisabetta Piras

Opere fotografiche: Stefano Fanni
Coreografie: Elisabetta Piras
Scenografie: Giampaolo Cossu
Costumi: Rosa Pinna

Regia: Andrea Meloni e Lea Karen Gramsdorff





(ph. S. Fanni)