(testo di Giorgio Pellegrini)
Innanzitutto è uno sguardo dall'alto. Altitudine statica però, contemplativa e concentrica di un mandala o di un oblò di dirigibile o di una mongolfiera appena spostata da zefiri gentili, più che dinamica e aeropittorica visione futurista sfrecciante.
Non insomma - come si dice - a volo d'uccello Lea Gramsdorff vede le cose e le disegna colorate ma forse meglio, a sogno di volatile trasognato, di un Garuda che plana lento e oppiaceo tutt'intorno o di quel suadente Loplop, creatura volante dallo sguardo ceruleo dell'avifauna surreale del grande Max Ernst.
E in alto poi, che ci piaccia oppure no, c'è il nord o settentrione. Di là viene ed è sempre venuto il brivido dopo il tuono, le fantasie romantiche e tutti i colori della notte e dell'anima. Caleidoscopio di emozioni che mutano la realtà senza cancellarla, fondo di bottiglia come una